Prigione o campo per aver festeggiato il Natale! È possibile?
Follie di regali, strade, case e vetrine decorate con luci e ornamenti festivi. Il calore della famiglia, l’immancabile Babbo Natale, le renne e un bellissimo albero di Natale. Tavole imbandite con cibi deliziosi, canti e canzoni natalizie che risuonano tutt’intorno. George Michael e la sua intramontabile “Last Christmas” alla radio e i bambini intorno che scartano i regali.
**Non ci si può dimenticare!
Non ci crederete, ma ci sono Paesi che hanno deciso di reprimere lo spirito natalizio in modo drastico. Lì, la celebrazione del Natale è punita con anni di prigione o addirittura con il lager!
Vi starete chiedendo quali capi di Stato hanno deciso di vestire i panni del Grinch delle favole e annunciare che “non ci sarà nessun Natale”.
**Ecco un terrificante elenco di luoghi selezionati dove persino Babbo Natale ha paura di avventurarsi.
Brunei
Piccolo Stato musulmano situato sull’isola del Borneo.
Hassanal Bolkiah - sultano del Paese - ha criminalizzato la celebrazione del Natale, punibile con cinque anni di carcere. Secondo le autorità del Paese e il clero islamico (iman), la celebrazione di questa festa cristiana rappresenta una vera e propria minaccia per la fede musulmana. Il divieto riguarda l’accensione di candele, la presenza di un albero di Natale, l’uso di decorazioni natalizie, il canto di canzoni, l’ascolto di brani natalizi e persino l’invio di auguri e biglietti.
Queste restrizioni si applicano alla parte musulmana della popolazione (65%). I cristiani possono festeggiare, ma solo nelle loro comunità e solo in segreto, in modo che il resto del Paese non possa vederlo.
Somalia
Lo sceicco Mohamed Khayrow del Ministero degli Affari religiosi ha seguito l’esempio delle autorità del Brunei e ha vietato le celebrazioni di Natale e Capodanno nel 2015. Anche in questo caso le restrizioni sono motivate dalla tutela della fede autoctona, l’Islam. Tuttavia, la decisione delle autorità somale ha una dimensione leggermente più pratica. Il divieto di festeggiamenti è legato al timore di attacchi terroristici contro queste manifestazioni cristiane di religiosità. Nel 2014, infatti, il 24 dicembre la sede dell’Unione Africana a Mogadiscio è stata attaccata dal gruppo fanatico Al.-Shabab.
Corea del Nord
Un esempio del volto più spaventoso del comunismo moderno. Sotto questa ideologia laica, ogni espressione di religiosità cristiana è severamente vietata e sterminata. Si stima che circa 70.000 cristiani si trovino attualmente nelle prigioni e nei campi coreani semplicemente per aver praticato la loro fede.
La politica della Corea del Nord può essere audacemente descritta come una persecuzione religiosa. Nel 2016, Kim Jong-Un ha deciso di sopprimere completamente la tradizione del Natale e di sostituirla con una festa comunista. La notte del 24 dicembre ha ordinato la celebrazione del compleanno di sua nonna, nonna Kim Jong-Suk, chiamata la Santa Madre della Rivoluzione.
Anche l’Arabia Saudita o il Tagikistan vietano la celebrazione del Natale, dove alla messa al bando di Nonno Gelo si è aggiunta la consegna di regali a scuola e l’erezione di alberi di Natale.